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l'eco Del CASTIONESE
La pandemia... la morte... e la speranza
In questi mesi faticosi e trava- che modo, accentuato il senso
gliati abbiamo sofferto numero- della vita e della morte: se tutto
se restrizioni e limitazioni, al si riducesse al morire la nostra
nostro modo di vivere e alle esistenza sarebbe davvero un
nostre relazioni umane, che sogno fugace destinato a scom-
hanno segnato in modo profon- parire nel nulla e i nostri affetti a
do la nostra vita. Improvvisa- ridursi in disperati rimpianti.
mente si siamo trovati proiettati Quei riti così “spartani” e ridotti
in un “coprifuoco” inaspettato e al minimo hanno evidenziato
necessario che ha ristretto domande che ci portiamo
l’orizzonte del nostro mondo alle ‘dentro’ da sempre e che, in
pareti dell’appartamento o, nel quegli istanti, diventano impel-
migliore dei casi, a quelle di lenti, quasi aggressive: cos’è la
casa. .. e, questo, con conse- morte? .. è possibile ancora
guente interruzione dei rapporti avere speranza?...
affettivi con tutte quelle persone Siamo invitati, come credenti,
che non abitavano entro le mura ad avere uno sguardo capace di
domestiche. Di fronte alla morte ..”l’unica cosa certa, a spaziare oltre le mura di un cimi-
Anche le nostre assemblee di data incerta, per tutti!” si sperimenta la tero, oltre i ricordi di una vita
preghiera sono state “soppres- fragilità della nostra vita umana, ma anche condivisa, anzi: a ravvivarli
se” e, in qualche modo, “rim- la grandezza della fede che ci prospetta proprio nella certezza che
piazzate” da celebrazioni virtua- orizzonti misteriosi, ma rasserenanti di vita avremo la possibilità di “conti-
li.. utili, ma nemmeno lontana- eterna. nuarli”.. quando ci ritroveremo
mente paragonabili salutarli. Speriamo di riuscire a insieme nella braccia di Dio.
all’esperienza calda e reale “recuperare” in seguito –almeno Questo tempo di quaresima e di
delle liturgie domenicali e agli in parte- questo mancato segno Pasqua, che è coinciso con lo
incontri parrocchiali. Quello che, di affetto e di omaggio con qual- scoppio della pandemia, può
in questa situazione emergen- che forma di celebrazione essere letto come un’allegoria:
ziale, ha creato maggiore soffe- comunitaria che ne ravvivi il l’allegoria della nostra vita che è
renza è stata l’impossibilità di ricordo e ci permetta di stringer- fragile e ‘a tempo determinato’
salutare , in modo comunitario, ci attorno ai loro familiari. (“ricordati: polvere sei e polvere
le persone, che la morte ci ha Nonostante la forma forzata- tornerai!”), ma con una polizza
strappato, rendendo a loro mente limitata, nella partecipa- di assicurazione assoluta: Cristo
l’omaggio che meritavano per la zione, alle cerimonie funebri, è risorto dai morti come “primi-
loro vita e offrendo un segno di tuttavia non si è affievolito il zia” e ci ha assicurato di averci
vicinanza e di partecipazione ai senso cristiano di quell’ultimo preparato un posto dove, un
loro familiari. Le cerimonie fune- saluto e l’affido fiducioso nelle giorno, ci ritroveremo con i
bri che abbiamo vissuto, in mani di Dio della vita dei nostri nostri cari e potremo sperimen-
questi mesi, sono state doppia- morti. tare una vita nuova.. da risorti..
mente tristi: sia per la perdita Anzi: proprio quell’atmosfera in Dio.. per sempre!
delle persone, sia per il modo dimessa e il trovarci come un
con cui siamo stati costretti a drappello sparuto attorno al
nostro caro defunto ha, in qual-
Germogli di speranza... da irrobustire
I ragazzi e i giovani sono la
primavera della nostra socie-
tà; rappresentano il futuro e la
speranza per cui vale la pena
investire energie e passione.
Tuttavia non è sufficiente
“coccolarli”, ma è necessario
“educarli” ad affrontare le
sfide della vita, aiutandoli a
scoprire “la marcia in più”
della fede.
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