LA REGOLA DI FAVERGA

Il territorio castionese, fin dai tempi più antichi, ha sempre avuto dei confini ben precisi, costituiti a Nord dal Piave, a Sud dal crinale prealpino che va dai Pascolet al Col Visentin, ad Est dal torrente Meassa e ad Ovest dal torrente Cicogna.

Su di esso ci furono insediamenti umani di epoca preistorica, testimoniati da reperti archeologici nelle zone di Modolo e Caleipo.

In epoche successive tali insediamenti aumentano di numero ed assumono la forma di villaggi.

Alcuni di questi villaggi sono di origine venetica, come Castoi e Levego; altri di origine gallico romana come Cavessago e Madeago; altri di origine romana come Castion, Caleipo, Fiabane, Modolo, Sossai, Visome, Cirvoi e Faverga.

L’origine romana di Faverga è data principalmente dal suo toponimo latino “Fabrica”, che significa “officina” o “fucina” e da un altro toponimo “soravich” al latino “supra vicum”, sopra il vico, che sta ad indicare i terreni coltivati che si trovano a Sud, al di sopra del vico o villaggio.

Il paese è nato presumibilmente a ridosso del “rui” che nasce dalle “laste rosse” e scendendo per la Val delle Pignole attraversa il paese  nella parte orientale più bassa, al bivio delle strade per Castion e Caleipo. Infatti sulla sua sinistra, separati da due ponti, si stabilirono in basso i più antichi agglomerati di case, intorno ai cortivi dei D’Incal, dei Reolon, dei Dal Pont,dei De Min.

Sulla destra del rui sorsero i cortivi dei Tissi e più tardi quelli dei Varni e dei De Bona. Più in alto, “le cesure”separano dal rui gli antichi cortivi dei De Col Durighet, dei De Col Cian, dei De Col Levis e dei De Col Sandon. Pure anticamente altri cortivi sorsero accanto alla sorgente naturale ora detta “fontana dei dor” che sgorga da”sot i coi de soravic” nella parte sud occidentale del paese. Quindi nei pressi del “rui di Faverga” accanto alla “fontana dei dor” molto presumibilmente si formarono i primi due nuclei di insediamento agricolo, che si andò sviluppando con l’aggiunta di altri agglomerati. Così sulla destra della strada che dalla piazza principale della chiesa porta a Soravic ( ora via S.Rocco) si stabilirono a destra i cortivi dei Reolon, dei De Col Menego, poi Sommacal, dei De Col Tomodo, dei Calampi, dei Segat. Sulla direttiva stradale che dalla chiesa porta verso Cirvoi e Madeago si svilupparono a sinistra i cortivi dei De Col Parigin, dei Caldart, dei Da Rold, dei Dal Farra, dei Garna, dei Tommasella, dei Dal Pont, dei Marcon, dei De Col Trivellin, dei Bogo, dei Candeago, dei Tommasella, dei Caviola ed in fondo sulla sponda del rui di Madeago “I Borgheto”.

La Regola di Faverga, le cui prime notizie risalgono al 1300, ha avuto sempre un’organizzazione ben precisa e confini ben delimitati: a  Nord dal torrente Turriga che separa le terre coltivate di Castion, a Sud dalla Cima Faverghera, il cui toponimo deriva appunto da Faverga, che comprende i boschi ed i pascoli della montagna che separa della bassa trevigiana, ad Est dal rui delle Gresane che separa i terreni di Caleipo, ad Ovest dal rui de Madeac che separa dalle terre coltivate dai regolieri di Madeago.

Tra le regole è sempre stata una tra le più importanti sia per la sua attività agricola pastorale, sia per aver coltivato tanti altri mestieri, come quello dei lanari, dei sarti , dei cappellai, degli scalpellini e dei fabbri ferrai.Anzi sembra proprio che quest’ultima attività sia stata la più significativa del circondario castionese, tanto da dare il nome stesso al paese, appunto di “fabrica”, cioè “officina”  Avvalora l’esistenza di questa attività dalle origini del villaggio, anche l’esistenza del “leip o Kadin de Faverga”, un enorme monolito di pietra bianca delle cave di San Mamante, incavato profondamente, così da ricavarne una grande cavità che riempita d’acqua serviva per riporvi i ferri roventi per la tempera. Anche la strada vecchia che da Faverga porta a Castion, era detta della “fusina”, appunto per la presenza di una officina di fabbro ferraio nei pressi della Turriga sul territorio faverghese. Il mestiere dei lanai è testimoniato in particolare dalla famiglia dei Batti, che nel 1400 ottenne il permesso di esercitare l’attività produttiva anche in città. In una pergamena del 1438 si parla di un mastro cappellaio, Andrea di Faverga, che fa testamento alla presenza di testimoni faverghesi sior Nascimbene fu maestro Piero, Piero fu Andrea, Michele fu Corrado, Piero fu Francesco e suo fratello Giacomo, Andrea fu sior Gerardo. Il mestiere di cappellaio, quindi, era legato proprio alla lavorazione della canapa, della lana ed affini.

Un altro mestiere esercitato dei faverghesi è sempre stato quello dello scalpellino; lo testimoniano, oltre al leip incavato, la nuova fontana monumentale lavorata in pietra, gli stipiti della chiesa e moltissimi stipiti in pietra rossa, ricavati dalle cave di Laste Rosse che tuttora ornano le porte e le finestre delle case più antiche.