La “Canàgola”

Elo che !…, no!…, èrelo che!

Praticamente qui stiamo parlando degli anni nostri, 50/60.

No so chi che àle quel genio che l’hà inventada, però, mi so solo che noi bòcìe ghe n’àvòn dùgà tuti.

Era un gioco che per forza eravamo costretti a giocarci solo il mese di maggio e addirittura ogni tre, dico tre anni. A’n dògo de pazienza…, altro che àdès, tùt e subito.

Ma pasòn a stà “canàgola”, già al nome àl fea paura, analizzandolo (can-a-gola) –cane alla gola-, si puo immaginare sto povero randagio legato per la gola con una catena ad un albero.

Allora, pro òn a capìr come che la èra; se ciàpea àn stechèt, rigorosamente de “gàrdìvèla”, naturalmente de misura giusta, l’esperienza la si faceva man mano, strada facendo, fino ad arrivare a quella ottimale, poi col cortelìn, che in scàrsèla nòl mànchèa mai, se fea àn tajèt, dopo averlo ben pelà, a doi dèt da una estremità, quella pì fina, e dopo averghe fàt fàr àn giro a 360 gradi pàr formàr àn cerchio, risultante sempre ovalizà, se lo infìlea come n’àgo sull’altra estremità del stèch in maniera che àl restese incastrà, in conclusiòn se fòrmèa àn cerchio con àn centimetro e mezo che pàsea fòra, ben fìn e a ponta. Par noi più facile a farsi che a dirsi e spiegare.

A sto punto la terribile macchina da gioco, ma praticamente di tortura, era finita.

adès pàr farla funziònàr manca la materia prima, il condannato al feroce supplizio.

Nome comune “maggiolino” (descrizione dell’insetto: maggiolino comune, Melolontha melolontha, è un coleottero scarabeide delle foreste temperate e della macchia. Riconoscibile per le vistose antenne dall'aspetto piumoso e per la stria brianca addominale, che compare al di sotto delle elitre bruno-rossicce, ha un ciclo vitale triennale che comporta la metamorfosi completa da larva ad adulto. Lo stadio larvale è particolarmente vorace e può arrecare gravi danni a colture quali la patata, la barbabietola e i cereali. Gli adulti sono fitofagi e prediligono le foglie e le gemme di specie arboree boschive, quali l'acero, la quercia e il faggio. La meccanizzazione dell'agricoltura, l'uso di pesticidi e la scomparsa di ambienti naturali di confine tra le campagne aperte e i boschi, habitat naturale del maggiolino, hanno ridotto la diffusione di questa specie. )

La scelta del soggetto era di vitale importanza per il buon funzionamento della “canàgola”. Scelta la vittima predestinata, con delicatezza, perché si aveva sempre un pò di riguardo di fronte al nemico, gli si amputava la zampetta anteriore dove finisce lo stinco e iniziava la coscia, e li si infilava l’estremità appuntita della “canàgola” come na puntura, però ghe olea na certa dimestichezza pàr fàr sta operàziòn, senza farghe màl, stà di fatto che no se sentìa mai che i se lamentese o i piàndese.

Adès bastea infilàr àn stèchèt entro par àl bùs de la “canàgola” e scominziàr a sofiàr a tuta bira sul magiolino, na òlta che àl verdea le elitree àl cìapea al volo, ma all’èra obligà a giràr sempre intorno, fin a che àl se rendea o àlera sfìnì. Quando che sucedea sòt con’àltro magiolino pì fresch, che da tanti che ghe n’èra, nol manchèa mai.

Ho sentito dire che alcuni personaggi li raccoglievano in gran quantità per poi portarli a Belluno in un centro per la raccolta, alcuni destinati a fare da mangime, altri per farne concime, non si sa bene.

Alcuni invece li raccoglievano per darli in pasto alle galline. Ne nascevano, uscendo dal terreno; talmente tanti, che nel mese di maggio c’èra una vera invasione, si calavano dappertutto e distruggevano tutto quello che gli capitava a portata di mandibole. Ora se ne vedono pochissimi, li vedono a zone, probabilmente riescono a sopravvivere dove non buttano veleni o pesticidi.

Se dughèa ànca a scòla, entro in classe intant che la Zeggio la spieghea la storia o la geometria, perché il gioco facilmente trasportabile e silenzioso, però se la ne scoprìa scàtea subito àl sequestro, quindi no se èra gnent de mànco dei bòce dei nostri giorni, cambia solo il giocattolo, stiquà i hà àl telefònin.

Mi raccomando, ragazzi, non imitateci, quelli erano anni magri, non avevamo giochi e si doveva inventarceli, vi prego non adoperate gli insetti per i vostri divertimenti, ma amateli come creature del Signore, voi ne avete sicuramente di migliori di giochini da fare. Maggiolini…, perdonateci… (Ennio P.)