CARLO FERRIGNO La strada tra le stelle

Nell’aprile del 1986 si stava con il naso in su. Le notti si passavano cercando di vedere qualcosa che non si sarebbe mai più visto se non nel 2061 e che non si vedeva dal 1910. Un’occasione unica, insomma, e ben valeva la pena di sacrificare sonno e coperte: passava la cometa di Halley. In realtà, era un passaggio molto lontano dalla terra e non si vedeva che un piccolissimo batuffolo ma la magia dell’attesa e la scoperta dell’osservazione restavano intatte. Così fu per un bambino di Busche di 11 anni che quell’anno, grazie all’Associazione Astrofili Feltrini e ad alcuni libri, scoprì che proprio lassù, tra le stelle, c’era segnata la sua strada. Ed evidentemente non si è sbagliato quel bambino, visto che ora è un astrofisico che lavora all’ Osservatorio Astronomico di Ginevra: il dott. Carlo Ferrigno.

Carlo, come si arriva dalla cometa ad un osservatorio così importante?
Come per tutte le strade, un passo alla volta. Quell’anno della cometa ho sentito che mi sarebbe molto piaciuto guardare il cielo e poi ho capito che oltre alla passione serviva anche molto studio. Durante il liceo (“Dal Piaz” a Feltre, ndr) nel 1993 ho partecipato ad un concorso europeo per studenti. Era indetto dall’Osservatorio Europeo Del Sud (www.eso.org), che gestisce in Cile uno dei più importanti osservatori astronomici del mondo: si doveva inviare una proposta di osservazione con il telescopio. Per l’Italia ho vinto io e sono andato a fare osservazioni in Cile!

Wow! Dev’essere stato incredibile!
Sì, è una struttura all’avanguardia, un modello di tecnologia avanzatissima. Gli osservatori sono un ponte tra noi e l’infinito lassù: possiamo osservare ciò che vediamo e anche ciò che non vediamo grazie ai telescopi e alle tecnologie applicate.
In che senso ciò che non vediamo?
Nel senso che noi astronomi studiamo oggetti ad una distanza infinita. Quelli che osservo io sono le stelle di neutroni.Cometa - Foto e Immagini Stock - iStock

Il senso mi sfugge…
Proviamo un esercizio di immaginazione: facciamo finta che il nostro sistema solare sia compresso nella stanza nella quale stai. La terra è grande come un granello di polvere e il sole come un pisello, giusto per dare qualche proporzione. Le stelle che studio io è come se fossero a 100 kilometri dalla stanza, in termini reali quella più vicina è a circa 4 anni luce da noi. Se pensi che la distanza terra sole è di 8 minuti alla velocità della luce, capisci quanto sono lontani gli oggetti che noi astronomi osserviamo.

E quale utilità pratica ha questa attività? (che orribile domanda da fare a uno scienziato…)
Bè, intanto resta la curiosità del bambino che guarda la cometa: le stesse domande che si fa da sempre l’umanità, la ricerca di risposte e la consapevolezza che non ce ne saranno mai abbastanza. Poi, pur restando dentro ambiti ampiamente speculativi, nella realtà quotidiana la ricerca astrofisica ha avuto ripercussioni ad esempio in campo medico. Molte delle tecnologie usate nell’analisi delle immagini mediche negli ospedali sono state prima sviluppate in astronomia. Allargando un po’ il campo, il www nasce come tecnologia al Cern di Ginevra. Noi cerchiamo sempre qualcosa di nuovo e talvolta ci sono delle ricadute pratiche.

La comunità degli astrofisici intendi? Immagino uno sparuto ma tenace manipolo di valorosi!
Niente affatto, in realtà! La nostra è una comunità scientifica molto grande e frammentata, poiché sono moltissimi gli ambiti di ricerca. È un ambiente fatto di molte alte specializzazioni, ognuno segue una linea di ricerca particolare: a Ginevra per esempio c’è un gruppo molto importante che studia i pianeti extrasolari, che è valso il premio Nobel per la fisica nel 2019 a chi ha scoperto il primo. Poi queste specializzazioni lavorano in sinergia in occasione ad esempio delle missioni spaziali o per costruire i più grandi osservatori del mondo, che richiedono collaborazioni e finanziamenti importanti tra le nazioni coinvolte.

E come si fa a diventare astrofisici?
Si deve essere curiosi ed avere un’attitudine per le materie logico matematiche, innanzitutto. Poi tener duro, non mollare davanti alle difficoltà. La perseveranza è fondamentale perché davvero si fa tanta fatica! Poi si deve essere versatili: io mi sono laureato a Padova, ho fatto la tesi a Londra, il dottorato tra Utrecht e Palermo e vivo e lavoro a Ginevra.

E a Busche, torni mai?
Ogni volta che posso, durante le vacanze porto la mia famiglia dai miei genitori e sto con loro, e con i miei parenti e amici. Casa mia è sempre stata un rifugio e un punto di riferimento al quale torno sempre volentieri.

Il concorso astronomico europeo al quale Carlo ha partecipato da ragazzo si chiamava “Futuri astronomi d’Europa”. Davvero il suo destino era scritto nelle stelle. Chi ha la curiosità di avvicinarsi a questo mondo può visitare il suo blog su https://www.unige.ch/isdc/ferrigno/

Autore: Lara Rossa Marzo 27, 2022 Cultura

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