GIANNI DE BONA capre, passione e dedizione

Era il 16 aprile 2015, il giorno del mio ventesimo compleanno. Mi ero da poco diplomato all’istituto agrario e uscivo da un’esperienza di tre stagioni come “casèr” in una malga a Farra d’Alpago, professione che svolgo tutt’ora in latteria a Sant’Antonio Tortal. Un po’ per sfida, un po’ per scherzo, quel giorno sono diventato un allevatore di capre.» A parlare è Gianni De Bona di Faverga, che oggi ha 26 anni e da ormai 7 primavere è riuscito a realizzare il suo sogno di sempre. «Già quando avevo 6 anni desideravo avere una mia stalla, anche se ho sempre pensato alle vacche.» Un amore che nasce con un vero e proprio colpo di fulmine: «Frequentavo un corso IAP – Imprenditore Agricolo Professionale, dove ho conosciuto un “tosat” che mi ha portato a visitare un allevamento a Villa di Villa. Lì mi sono innamorato di quelle bestiole.»

Una partenza non semplice: dodici capre, una abbondante dose di spirito d’iniziativa e tanta buona volontà. «Il primo anno è stato l’anno delle incertezze. Gli animali hanno abortito per cause sconosciute, forse per un qualche errore dovuto all’inesperienza. In più l’investimento economico necessario per partire era considerevole» racconta Gianni. «Con i fondi per il primo insediamento ho sistemato il magazzino per stoccare fieno e macchinari e ho acquistato l’attrezzatura necessaria.» Oggi possiede circa 70 capi, che belano e lo accolgono in modo buffo ogni volta che varca la soglia della stalla.

I compagni di viaggio
All’avventura di Gianni non mancano di certo degli ottimi compagni di viaggio. Prima tra tutte la nonna Renata, il suo braccio destro che lo supporta quotidianamente con “le mani nel fieno”. «Reduce dall’esperienza con le vacche, quando ha preso i capretti gli ho subito detto “basta che ti arrangi”» scherza Renata. Poi c’è la sorella Alessia, che, nonostante si stia preparando alla maturità all’istituto agrario di Feltre, dedica ogni fine settimana e i momenti liberi dallo studio al lavoro in stalla. A lei spetta aiutare il fratello nelle mansioni più delicate, come la preparazione dei mangimi o la mungitura. Infine, per i lavori più pesanti c’è il papà Andrea, sempre presente.

Le giornate di Gianni
Ogni giorno alle 6.00 la sveglia di Gianni suona, a volte anche alle 4.00 se è il giorno di consegna alle latterie. Un veloce controllo della stalla, un caffè e si parte. Si prepara il fieno per le capre, si munge, si ramazza e si sistemano gli attrezzi.

Alle 17.30 si ripete la trafila, naturalmente non prima di un bel pisolino, e si lavora anche fino alle 22.00. In base alla stagione poi i lavori da fare sono molti: la legna e la manutenzione della stalla, il letame, ma anche il fieno in estate e la pulizia dei prati in primavera, per un totale di 30 ettari da Faverga al Nevegal, un lavoro che ormai in pochi fanno. «Molto impegnativi sono i parti, soprattutto i primi perché non è mai tutto pronto e bisogna prendere il ritmo. Quando parte la prima, iniziano a partorire tutte insieme» spiega Gianni. «L’anno scorso ne sono nati 27 in un solo giorno.»

Un lavoro duro, che non conosce ferie e malattia. L’allevatore deve garantire la sua presenza due volte al giorno, che sia domenica, Natale o Ferragosto. Non c’è tempo per andare in palestra la sera o per fare aperitivo con gli amici. «È uno stile di vita, devi cambiare tutte le tue abitudini e le persone attorno a te devono adattarsi. I miei amici sanno che se organizziamo una pizza non potrà mai essere prima delle 10 di sera.» Un ritmo di vita che è totalmente diverso da quello moderno e frenetico che ben conosciamo, ma che ci insegna la pazienza, la costanza e la dedizione.

Le capre
Le capre sono molto delicate e non si può mai dare nulla per scontato. «Due anni fa, gli avevo dato troppo cibo e sono state tutte male. In due settimane ne sono morte 19, oltre ai loro capretti in pancia. Ho provato un dispiacere così grande che ho persino pensato di smettere» ricorda Gianni. «In ogni caso, danno tanta soddisfazione. L’esperienza cresce di anno in anno e si è sempre più tranquilli. Ora sono anche un punto di riferimento per altre persone che possono contare sui miei consigli o sul mio aiuto, magari quando il veterinario non è immediatamente disponibile e hanno problemi urgenti.» Grande soddisfazione la dà anche il suo latte, molto apprezzato per qualità e caratteristiche.

«Sono anche animali molto particolari, ognuna con il suo carattere: c’è la coccolona, la chiacchierona, la dispettosa, la gran parte di loro ha un nome. Si fidano molto, ti cercano e ti fanno capire se hanno qualche problema. Poi mangiano e distruggono tutto, e sono curiosissime, non gli sfugge nulla. L’altro giorno hanno fatto cadere a terra un “borsol” di crema verde che avevamo appoggiato in alto su un muretto. Poi una ci è balzata sopra con due zoccoli, facendolo esplodere come una bomba. C’era crema ovunque, sui muri e sul pavimento, e le capre erano tutte a pois» racconta sorridendo. «Un’altra volta ho fatto il fieno e appena lo mettevamo nelle mangiatoie loro lo ributtavano fuori e poi belavano per chiedere altro cibo.
A me pareva ottimo, ma evidentemente non era di loro gradimento, non gli va mica bene qualsiasi cosa.» Poco ma sicuro, le cose da saper fare non finiscono mai: bisogna essere un po’ veterinari, ma anche carpentieri, muratori, meccanici e chi più ne ha più ne metta. «I primi anni un signore ottantenne mi insegnava a fare la malta. Era molto preciso e ricordo quando alla vista del mio primo muro disse “no l’é tant a piombo quel mur là”.»

Perché scegliere questo stile di vita? La risposta è una sola: la passione.

 

Autore: Elisa Roldo  Marzo 27, 2022  BellunoCronaca

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